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La dieta dell'orologio può tornare utile per i soggetti a rischio diabete - Diabetescore
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  11.10.2024 Ferienhaus Ostsee
   
Un recente studio ha osservato che le persone a rischio diabete potrebbero ridurre detto rischio mangiando durante una fascia ristretta del giorno ricorrendo alla c.d. “dieta dell’orologio”. Lo suggerisce uno studio clinico pilota pubblicato sulla rivista Cell Metabolism e condotto da Satchidananda Panda, del Salk Institute di La Jolla in California.
La ricerca, durata tre mesi, ha coinvolto un piccolo campione di pazienti (19) di età compresa tra 20 e 45 anni con sindrome metabolica, un quadro clinico caratterizzato in genere da sovrappeso, ipertensione, trigliceridi e colesterolo alti, glicemia alta a digiuno: chi soffre di sindrome metabolica è ad alto rischio di sviluppare il diabete.
La dieta come detta “dell’orologio” e a cui si era ricorso nel passato per perdere peso, prevede il mangiare solo nella prima parte della giornata, suddividendo i tre pasti giornalieri nell'arco delle 6 ore mattutine: la colazione alle 8 del mattino, il pranzo alle 11 e la cena alle 14. Per le restanti 18 ore della giornata è previsto il digiuno completo.
E' importante sottolineare che detta dieta non dovrebbe richiedere un grande sforzo in quanto non si tratta di un regime ipocalorico ed è strutturato per ridurre il senso di fame nell'arco delle 24 ore.
Comunque sia la dieta dell'orologio non impone cambiamenti nell’attività fisica, anche se auspicabile di farne di più.
La dieta pur non essendo un classico regime ipocalorico (che impone di rinunciare al gusto o a specifiche categorie di alimenti come zuccheri e grassi ) ha imposto un'alimentazione bilanciata tra carboidrati (50%), lipidi (35%) e proteine (15%).
Al termine del trimestre i risultati sono stati incoraggianti: tutti i pazienti hanno perso peso, chi aveva la pressione alta ha visto ridursi i propri valori, così pure quelli del colesterolo cattivo. Insomma molti degli aspetti fondanti della sindrome metabolica e quindi del rischio diabete si riducono con tre mesi di questa dieta.
Dopo 12 settimane i volontari si sono sottoposti a una visita approfondita e ad esami del sangue ed è stato rilevato che la maggior parte di loro aveva perso una modesta quantità di peso corporeo, in particolare nella regione addominale. Coloro che avevano livelli di glucosio alto nel sangue a digiuno li hanno ridotti. Allo stesso modo la maggior parte dei pazienti ha ulteriormente ridotto la pressione sanguigna e il colesterolo Ldl. Si ribadisce che tutti questi cambiamenti si sono verificati senza alcun cambiamento nell’attività fisica.
Si sono avuti abbassamenti dei livelli di grelina, ormone associato all'aumento della sensazione della fame. In media i pazienti hanno ridotto il loro introito calorico giornaliero di un modesto 8%. Quasi i due terzi dei pazienti hanno anche riferito di aver dormito meglio e di aver avuto meno fame prima di andare a letto. Quasi il 70% dei pazienti ha proseguito con questa dieta per almeno un anno e molti, man mano che la loro salute migliorava, hanno riferito di aver ridotto o interrotto i farmaci.
Nonostante il successo di questo piccolo studio non mangiare per un tempo limitato non è ancora una raccomandazione standard per pazienti con sindrome metabolica.
Sebbene nessuno dei pazienti abbia manifestato livelli pericolosamente bassi di glucosio durante il digiuno notturno è importante che la dieta dell’orologio venga praticata sotto controllo medico. Infatti qualora si decida di seguire questa dieta un regime fai da te è sempre bene chiedere preventivamente il parere di un medico esperto, nutrizionista o dietologo in considerazione del fatto che il cambio di orario dei pasti potrebbe finire con l’avere un impatto importante sulla salute, anche per l’inferiore apporto calorico che deve essere stabilito da un esperto.
Gli autori stanno al momento allestendo un nuovo trial clinico che coinvolgerà almeno 100 pazienti, metà dei quali seguirà la dieta dell’orologio, per confermare questo dato preliminare.
«Questo tipo di intervento dietetico - spiega all’Ansa Francesco Purrello dell’Università di Catania e Presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID) - è collegato al mantenimento di ritmi circadiani (o in altri termini l’alternanza di luce e buio, i ritmi sonno-veglia e tutto ciò che ad essi si collega) favorevoli per il metabolismo. I ritmi circadiani, veri e propri orologi biologici, svolgono un ruolo determinante per il funzionamento di molti sistemi ormonali o nervosi - precisa Purrello. Si tratta di risultati molto interessanti, anche perché ottenuti senza apparenti variazioni nelle abitudini alimentari o di attività fisica dei soggetti partecipanti allo studio», conclude il diabetologo.
Fonti:
https://www.corriere.it/salute/diabete/cards/dieta-dell-orologio-non-mangiare-14-ore-potrebbe-difendere-diabete/consumare-pasti-un-tempo-ristretto_principale.shtml
https://www.affaritaliani.it/sport/milan-news/dieta-dell-orologio-dimagrire-veloce-in-base-all-orario-dei-pasti-dieta-news-618830.html