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Pistacchi - Diabetescore
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  19.03.2024 Ferienhaus Ostsee
   

La frutta secca è uno degli alimenti dalle proprietà benefiche più importanti per la salute.

Il pistacchio (Pistacia vera) è un albero della famiglia delle Anacardiaceae. Può raggiungere un'altezza di circa 12 metri e un'età di 300 anni.
La parola "pistacchio" deriva, attraverso l'arabo (fustuaq), dal persiano (pesteh). Il termine siciliano festuca o frastuca con il quale si indica sia la pianta che il frutto prodotto, deriva direttamente dalla parola araba.


È originario del Medio Oriente, dove veniva coltivato già in età preistorica, particolarmente in Persia venendo i frutti considerati da sempre come una prelibatezza.  In Persia (l'attuale Iran), il commercio di pistacchi e la proprietà di pistacchieti significava poter disporre di ricchezze e di uno status sociale elevato. Secondo la leggenda, i pistacchi erano uno degli alimenti preferiti dalla regina di Saba, la quale richiedeva che tutta la produzione delle sue terre venisse impiegata esclusivamente per soddisfare lei e la sua corte.
I pistacchi sono menzionati nell'Antico Testamento (Genesi 43:11).
Tramite le conquiste di Alessandro il Grande (334-323 a.C.), la "nocciola verde" raggiunse la Grecia. Successivamente, durante il dominio dell'imperatore romano Tiberio (I secolo d.C.), il pistacchio venne introdotto anche in Italia e in Spagna.
La coltivazione del pistacchio si estese con la diffusione dell'Islam e la risultante espansione araba ma anche attraverso i numerosi contatti che la Repubblica di Venezia che aveva stretti legami con la Siria, una delle principali zone di coltivazione del pistacchio. Le merci raggiungevano l'Italia settentrionale e centrale attraverso le vie commerciali marittime.
Nel nord europa il pistacchio arrivò solo dopo la Seconda Guerra Mondiale: visto prima come costoso prodotto di pasticceria diventò snack diffuso.
Nel corso degli anni Ottanta dell'Ottocento i pistacchi importati si diffusero negli Stati Uniti, soprattutto grazie agli immigrati mediorientali.  Si sapeva che la Central Valley in California, grazie alla fertilità del suolo, al clima caldo e secco e agli inverni moderatamente freddi, offriva le condizioni ideali per la coltivazione del pistacchio. Nel 1929, il botanico americano William E. Whitehouse viaggiò in Persia (l'attuale Iran) per raccogliere esemplari di pistacchio. La sua ricerca terminò nel 1930, quando ritornò negli Stati Uniti con una raccolta di circa 10 chilogrammi di pistacchi selezionati uno ad uno. Tuttavia passò un decennio prima che Whitehouse potesse sapere cosa aveva raccolto anche se di tutti i pistacchi raccolti, solo uno si rivelò adatto. Dopo molti anni di esperimenti, l'idea di una industria americana del pistacchio diventò realtà. La notizia della nuova coltura si diffuse e negli anni Sessanta spuntarono piantagioni di pistacchio in tutta la California, per poi diffondersi in Arizona e in New Mexico. Eppure diversi aspetti della nuova coltivazione rimanevano motivo di sfida per questi avventurosi americani. I pistacchi sono impollinati dal vento e non dalle api. Basta un albero maschio per l'impollinazione di 30 femmine.
I pistacchi sono costituiti per il 3,9% da acqua, per il 20% da proteine, 27% da carboidrati, 3% da ceneri, 10% da fibre, 27% da carboidrati, 7,60 da zuccheri e per l'1,5% da amido.
Discreta la presenza di minerali, tra cui annoveriamo: calcio, fosforo, potassio, ferro, zinco, magnesio, manganese, fluoro e rame.
Per quanto riguarda le vitamine troviamo la vitamina A, le vitamine B1, B2, B3, B5, B6, la vitamina C e la vitamina E.

 

Sul fronte degli aminoacidi l'arginina, l'acido aspartico e l'acido glutammico sono quelli presenti in maggior quantità, a seguire troviamo la fenilalanina, la serina e la valina.

 

Il pistacchio produce effetti benefici: in Cina il pistacchio viene anche chiamato " il seme felice ", mentre in Iran viene chiamato " il seme che sorride ".

 

Da esperimenti condotti sui topi con olio di pistacchio, è stato dimostrato come quest'ultimo abbia un ruolo attivo nel combattere le infezioni.

 

Grazie al suo contenuto di vitamina A, di ferro e di fosforo, il pistacchio è un alimento molto indicato come ricostituente del sistema nervoso e sempre grazie alle proprietà di molte sostanze contenute nel pistacchio, come ad esempio gli isoflavoni ed alcuni acidi organici, l'organismo umano, tramite l'assunzione di pistacchi,  è in grado di rafforzare le proprie difese nei confronti degli attacchi dei tanto temuti radicali liberi.
Il pistacchio contiene polifenoli con proprietà antiossidanti ed è stato dimostrato, tramite sperimentazione, la sua capacità di lenire le infiammazioni, di combattere i batteri e i funghi.
Secondo le ultime ricerche condotte dalla American Association for Cancer Research Frontiers, pare che mangiare una ventina di pistacchi al giorno contribuirebbe a ridurre il rischio di insorgenza del tumore al polmone.

 

Come tutta la frutta secca il pistacchio è in grado di favorire l'abbassamento della percentuale di colesterolo nel sangue riducendo così il rischio di malattie cardiovascolari; infatti la maggior parte dei grassi contenuti nei pistacchi sono monoinsaturi, che a differenza dei grassi saturi contenuti nelle carni rosse, hanno effetti benefici sul fronte della riduzione del colesterolo "cattivo".
Diversi studi ne hanno confermato i benefici a livello di sistema cardiovascolare, di protezione da obesità, diabete e problemi di colesterolo alto.
I pistacchi, nello specifico, sono stati l’oggetto di studio di una recente ricerca indiana, svolta presso la Diabetes Foundation of India e la National Diabetes, Obesity and Cholesterol Foundation.
I ricercatori hanno monitorato alimentazione e condizioni di salute di persone in sovrappeso e con  problemi cardiovascolari, diabete e colesterolo alto, scoprendo che mangiando frutta secca (mandorle, noci e appunto, pistacchi) i benefici per la loro salute erano tangibili.
I pistacchi, grazie all’Indice Glicemico molto basso, sono indicati per le persone affette dalle suddette patologie, e rappresentano una valida fonte di proteine, fibre e sostanze antiossidanti.
Potremmo definirlo il frutto del cuore o anche quello dell’amore, viste le numerose proprietà benefiche.
Quello che si mangia in realtà è il seme, contenuto all’interno del frutto dell’albero di pistacchio, e racchiude una miniera di sostanze che proteggono il cuore e i vasi sanguigni, tenendo lontano il colesterolo e ritardando l’invecchiamento cellulare.

 

A ribadire le proprietà benefiche del pistacchio è stato recentemente uno studio italiano, condotto da Giorgio Donegani, presidente di Food Education Italy, che ha passato al setaccio i dati raccolti in numerose ricerche passate.
Il merito di queste proprietà risiede nel fatto che i pistacchi posseggono una miniera naturale di fitosteroli, sostanze che l’industria alimentare utilizza come additivi perchè capaci di ridurre i livelli di colesterolo.
Come le altre anacardiacee i pistacchi sono molto grassi, ma il 90% dei lipidi che contengono sono insaturi, in prevalenza acido oleico e acido linoleico.
Tanti anche gli antiossidanti naturali, che come sappiamo sono un toccasana contro i radicali liberi e quindi contro l’invecchiamento delle cellule. Arginina, beta-carotene, luteina, gamma-tocoferolo proteggono le arterie, contribuendo a salvaguardare l’apparato cardiovascolare.
Il consumo di frutta a guscio, tra cui i pistacchi, inoltre non è associato ad un rischio maggiore di aumento di peso, ma anzi è una fonte di preziosi nutrienti.
In particolare, lo studio Predimed ha provato come una manciata di frutta a guscio al giorno (15g di noci, 7,5g di nocciole, e 7,5g di mandorle) riduca del 28% l'incidenza di malattie cardiovascolari (infarto miocardico, ictus e morte cardiovascolare).
E ci sono favorevoli dati preliminari alla base di un nuovo studio, Epirdem, che ha l'obiettivo di stabilire se una regolare assunzione di pistacchi possa aiutare a ridurre i sintomi della sindrome metabolica e il rischio di diabete di tipo 2. I pistacchi sono stati studiati in relazione al loro profilo lipidico e ad altri fattori di rischio cardiovascolare.
''In effetti – conclude il nutrizionista Giorgio Donegani, presidente della Fondazione Italiana per l'Educazione Alimentare – la ricchezza di fibre unita alla particolare composizione dei grassi contenuti nel pistacchio, può da un lato aiutare la modulazione della glicemia postprandiale e dall'altro contribuire efficacemente a un miglior profilo dei lipidi ematici, funzionale alla protezione cardiovascolare''.(ANSA).

 

Nuovi studi, condotti con il supporto dell’International Nut and Dried Fruit Council e presentati all’International Congress of Nutrition di Granada (Spagna), hanno evidenziato i benefici ottenibili dal consumo di frutta secca e, in particolar modo, da quello di pistacchi, risultati un vero e proprio aiuto naturale contro il diabete di tipo 2. Potenzialità al vaglio già di altre ricerche, attraverso le quali si spera ora di caratterizzare nel dettaglio gli effetti che questo tipo di alimento ha sul metabolismo del glucosio e sulla resistenza all’insulina, nonché sul rischio di sviluppare la malattia.
Per comprendere il loro effetto salutare sul nostro organismo, basti sapere che i pistacchi sono privi di colesterolo e che una loro porzione da 30 grammi contiene 13 grammi di grassi, di cui solo 1,5 saturi. Si tratta soprattutto di grassi monoinsaturi e polinsaturi, cui si aggiungono altri numerosi nutrienti, incluse molecole antiossidanti (vitamina E e carotenoidi), potassio e proteine. Inoltre, sono ricchi di fibre, che unite “alla particolare composizione dei grassi contenuti nel pistacchio”, spiega Giorgio Donegani, presidente della Fondazione Italiana per l’Educazione Alimentare, possono “da un lato aiutare la modulazione della glicemia postprandiale e dall’altro contribuire efficacemente a un miglior profilo dei lipidi ematici, funzionale alla protezione cardiovascolare”. Un alleato contro il diabete, che fa bene anche al cuore.
Oltretutto, da questi nuovi studi è emerso che i pistacchi non solo sono un efficace aiuto naturale contro il diabete, ma non fanno nemmeno ingrassare. Se da un lato è vero che una porzione di pistacchi apporta 160 calorie, dall’altro è falso pensare che il consumo di frutta secca sia associabile a un aumento significativo della probabilità di accumulare chili in più: “I dati epidemiologici indicano che – tiene a precisare Joan Sabaté, docente di Sanità pubblica all’Università di Loma Linda, negli Stati Uniti – l’inclusione di frutta a guscio nella dieta rappresenta un rischio minimo per l’aumento di peso e questo è supportato da studi clinici”.
Che la frutta secca sia salutare e non attenti alla linea non è una novità. Recentemente un altro studio, condotto da alcuni ricercatori dell’Università di Harvard, ha rivelato, infatti, che consumare almeno 2 volte alla settimana 28 grammi di noci, nocciole, pistacchi e altri alimenti di questo genere riduce la probabilità nelle donne di sviluppare il cancro al pancreas. E le donne che mangiano grandi quantità di frutta secca sono risultate più magre di quelle che, invece, non la amano particolarmente e non la inseriscono nel loro regime alimentare abituale.

 

Un ultimo aspetto deve messere sottolineato: i pistacchi sono buonissimi e possono essere utilizzati per dare vita a un gran numero di ricette …

 

Fonti
http://americanpistachios.it/storia
http://www.yourself.it/proprieta-pistacchi-proteggere-cuore/?cp
http://www.yourself.it/pistacchi-contro-colesterolo-alto-obesita-diabete/?cp
http://www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/alimentazione/2013/11/18/Pistacchi-potrebbero-aiutare-prevenire-diabete_9639080.html
http://www.universita.it/pistacchi-aiuto-naturale-contro-diabete/