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Epidemiologia - Diabetescore
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I fattori ambientali
Il diabete nel mondo
Il diabete in europa
Il diabete in Italia

 

I fattori ambientali
La variazione complessiva di incidenza, riportata nelle varie regioni europee, potrebbe offrire indicazioni sul contributo dei fattori ambientali all'eziopatogenesi del diabete di tipo I.
Si è rilevata una maggiore prevalenza nel sesso femminile - (m:f = 1:1,25).
Le infezioni virali e l'alimentazione sono i fattori maggiormente sospettati:

1) le infezioni virali:  esistono evidenze dirette che il virus della rosolia possa essere una delle causa di diabete di tipo I, mentre per altri virus, quali parotite, citomegalovirus e coxsacie B, le evidenze sono ancora circostanziali. A sostegno dell'ipotesi che le infezioni virali possano essere causa dell'insorgenza di diabete di tipo 1, ci sono le variazioni stagionali, con picchi di incidenza più alti in autunno ed in inverno. Rimane tuttavia da dimostrare se tali infezioni possono, da una parte, accelerare il processo autoimmune già esistente, piuttosto che esserne la causa diretta del suo innescamento.  Ma non bisogna dimenticare come anche altre malattie esantematiche possano causare il diabete, come il morbillo;
2) l’alimentazione: l'allattamento materno sembrerebbe proteggere in maniera proporzionale alla sua durata il danno a livello beta cellulare. Anche se non tutti gli studi confermano questa possibilità alcune proteine del latte vaccino sono state indicate come fattori che potrebbero partecipare al danno Beta cel

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Il diabete nel mondo
Secondo l’Oms, sono circa 346 milioni le persone affette da diabete in tutto il mondo e più dell’80% delle morti correlate a questa patologia avvengono in Paesi a basso e medio reddito. L’Oms stima inoltre che i decessi per diabete sono destinati a raddoppiare tra il 2005 e il 2030 (nel 2004, i dati riferiscono di 3,4 milioni di persone scomparse a causa delle conseguenze di un alto livello di zucchero nel sangue).
L'OMS stima che ci sarà un fortissimo incremento di prevalenza di DM negli USA, in Medio Oriente e nel Sud-Est asiatico mentre in Europa l'incremento sarà più modesto. Nel 2030 si prevedono più di 360 milioni di persone malate.

Secondo l'edizione 2012 del rapporto annuale della Oms che raccoglie dati rilevati in tutti i 194 Paesi dell'Onu, la prevalenza cumulativa del diabete e del pre-diabete è nel mondo del 10% un dato superiore a ogni attesa. A questo si aggiungono cattive abitudini che in occidente sono in via di riduzione come il fumo (che si diffonde in Africa) e il consumo di alcol. Nel 2020 le malattie croniche causeranno più morti di quelle infettive e acute non solo in Europa e Usa, anche in Africa e Asia. La percentuale di persone obese in ogni parte del mondo è raddoppiata tra il 1980 e il 2008. Negli Usa è del 26% mentre nel sud est asiatico rimane al 3%. In totale sono obesi un quattordicesimo degli abitanti della terra vale a dire circa mezzo miliardo di persone (Fonte: Organizzazione Mondiale della Sanità The World Health Report 2012).

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Il diabete in Europa
Secondo l’OMS Europa, 52 milioni di persone all’interno della Regione europea Oms, vivono con il diabete. La prevalenza di questa malattia è in crescita in tutta la Regione arrivando, in alcuni Stati, a tassi del 10-14% della popolazione. Questo aumento è in parte dovuto all’invecchiamento generale della popolazione ma principalmente alla diffusione di condizioni a rischio come sovrappeso e obesità, scorretta alimentazione, sedentarietà e disuguaglianze economiche.

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Il diabete in Italia
1)  I dati epidemiologici sulla condizione diabetica degli italiani sono disponibili da più fonti informative.
l’Istituto nazionale di statistica (Istat) ogni anno effettua un monitoraggio sullo stato di salute della popolazione e su alcuni comportamenti sanitari e stili di vita, utilizzando un set di indicatori costruiti sulla base delle informazioni raccolte nell’indagine multiscopo sulle famiglie “Aspetti della vita quotidiana”. I dati riportati nell’annuario statistico Istat 2010 indicano che è diabetico il 4,9% degli italiani (5,2% delle donne e 4,5 % degli uomini), pari a circa 2.960.000 persone.
Secondo i dati 2010 della sorveglianza Passi, nel pool di Asl partecipanti, la percentuale delle persone che riferiscono di aver ricevuto una diagnosi di diabete è del 5%. Si evidenzia un gradiente Nord-Sud: nella P.A. di Bolzano si registra il valore più basso (2%), mentre in Basilicata quello più alto (8%).
Uno studio Eurodiab ACE, che ha coinvolto 24 regioni d'Europa, ha fornito i dati di incidenza del diabete di tipo 1, consentendo una stima precisa del numero reale dei casi affetti da diabete di tipo 1.  Da tale studio, effettuato su una popolazione pediatrica al di sotto ai 15 anni, si è potuto dimostrare un alto tasso nell’isola della Sardegna (30 casi su 100.000 l'anno), seconda solo alla Finlandia per la più alta incidenza della malattia nel mondo. Nel Lazio l'incidenza varia da 8 a 10 individui di età inferiore a 15 anni su 100.000 l'anno; l'età più colpita è quella tra i 10 e i 14 anni, ma con una tendenza negli ultimi anni ad un aumento della diagnosi in età precoce (0-5 anni) per circa il 15% dei casi totali. In particolare ogni anno nella Regione Lazio si riscontrano tra 75 e 85 nuovi casi di diabete in età pediatrica, che per la maggior parte afferiscono già alla diagnosi presso i Servizi di Diabetologia Pediatrica di Riferimento (Ospedale "Bambino Gesù" sede di Roma e di Palidoro, Clinica Pediatrica del Policlinico Umberto I, Clinica Pediatrica del Policlinico Gemelli, Clinica Pediatrica di Tor Vergata). Attualmente (anno 2001), presso questi Centri di Riferimento sono seguiti in totale circa 800 ragazzi affetti da diabete di tipo I al di sotto dei 15 anni residenti nella Regione Lazio e 200 provenienti soprattutto dal Sud d'Italia e dalla Sardegna. La maggior parte di questi pazienti sono seguiti periodicamente ogni 2-3 mesi sia in regime di Day-Hospital che con visite ambulatoriali.
Sempre secondo i dati riportati nell’annuario statistico Istat 2010, nelle Asl che hanno partecipato alla sorveglianza per l’intero periodo 2007-2010, la prevalenza di diabete riferito non mostra variazioni statisticamente significative negli anni.
Riguardo ai fattori di rischio associati al diabete: tra i diabetici, il 55% ha ricevuto una diagnosi di ipertensione e il 45% di ipercolesterolemia, il 75% è in eccesso ponderale (IMC=25), il 39% è sedentario e il 22% fumatore.

2) Secondo i dati dell’Osservatorio epidemiologico cardiovascolare (OEC), raccolti a partire dal 1998 e pubblicati sul sito del Progetto Cuore, in Italia Il 10% degli uomini e il 7% delle donne è diabetico, l’8% degli uomini e il 4% delle donne è in una condizione border line (intolleranza al glucosio) e il 23% degli uomini e il 21% delle donne è affetto da sindrome metabolica. Tra gli anziani (età compresa fra 65 e 74 anni), è diabetico il 20% degli uomini e il 15% delle donne mentre il 12% delle donne in menopausa (età media 62 anni) è diabetico.
Sul sito del progetto Igea è disponibile una sezione “fatti e numeri” pensata per fornire agli operatori una serie di dati epidemiologici relativi alla patologia diabetica e alle sue complicanze. I dati sono divisi in: dati di prevalenza e dati di incidenza.

3) Uno studio Eurodiab ACE, che ha coinvolto 24 regioni d'Europa ed al quale ha partecipato anche la Regione Lazio, ha fornito i dati di incidenza del diabete di tipo 1, consentendo una stima precisa del numero reale dei casi affetti da diabete di tipo 1.
Da tale studio, effettuato su una popolazione pediatrica al di sotto ai 15 anni, si è potuto dimostrare, dato poi confermato negli anni, che in Europa esiste un gradiente Nord-Sud, per quanto riguarda i casi pediatrici colpiti dalla malattia; la maggiore incidenza è nei Paesi Scandinavi (incidenza più elevata in Finlandia: 43 casi/100.000/anno) ed una minore incidenza si riscontra invece nel Nord della Grecia.


I scenari rappresentati sono sconvolgenti per le dimensioni che potranno avere a livello di costi sociali stupendo di come questo ancora non sia uno dei problemi principali che tutti gli Stati coesi dovrebbero avere nella loro agenda.    Per alcune case farmaceutiche (produttrici di insulina, di aghi per siringhe, di strisce per la misura della glicemia con costi superiori ai 30 euro a scatola, di microinfusori e di holter glicemici con costi superiori ai 1500 € l'anno) si prevede un futuro florido.  Sostenere quindi che la ricerca privata sul diabete possa avere delle prospettive sembra difficile soprattutto perchè la scoperta di un vaccino non potrà far guadagnare quanto si guadagnerebbe dalla sua cura quotidiana.   Al riguardo, premesso che allo stato attuale per quel che si conosce il meccanismo del diabete è di difficile cognizione e soluzione,  non si capisce perchè gli Stati, insieme, si riuniscano per combattere questo porblema, arruolando medici con valori umani elevati per studiare e portare a fondo tutte quelle ricerche che senbrano possa rappresentare un traguardo per la sconfitta del diabete e che invece vengono puntualmente affondano per mancanza di finanziamenti.   E' vero che l'insulina evita la morte in breve tempo ma è anche vero che il diabete nel novanta per cento dei casi  genera complicanze, abbassando la qualità della vita ed elevando di nuovo i costi sociali.  

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Fonti:

http://www.agd.it/leggilazio/lineeguida/epidemiologia.htm
http://www.epicentro.iss.it/problemi/diabete/epid.asp
http://www.who.int/whr/2010/en/index.html
https://www.accu-chek.it/it/news/Cattive_notizie_dall_Oms.html