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Indice
Evoluzione storica dell'emoglobina glicosilata
Principio
Misurazione della emoglobina glicosilata
L’autocontrollo: relazioni con la glicemia
Monitoraggio
Interpretazione dei valori
Effetti


L’emoglobina glicata o glicosilata è il test usato dagli operatori sanitari per stabilire la qualità del controllo metabolico degli zuccheri nel sangue di una persona in un arco di tempo (in media gli ultimi tre mesi).

Evoluzione storica dell'emoglobina glicosilata
L’emoglobina A1c fu separata dalle altre forme di emoglobina da Huisman e Meyering nel 1958 mediante una colonna cromatografica. Venne caratterizzata per la prima volta come glicoproteina da Bookchin e Gallop nel 1968. Il suo aumento nel diabete fu descritto per la prima volta nel 1969 da Samuel Rahbar e collaboratori La reazione che porta alla sua formazione fu caratterizzata da Bunn ed i suoi collaboratori nel 1975. L’uso dell’emoglobina A1c per il monitoraggio del grado di controllo del metabolismo glucidico in pazienti diabetici fu proposto nel 1976 da Anthony Cerami, Ronald Koenig e collaboratori.

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Principio
L'emoglobina glicata  è una forma di emoglobina usata principalmente per identificare la concentrazione plasmatica media del glucosio per un lungo periodo di tempo. Viene prodotta in una reazione non-enzimatica a seguito della esposizione della emoglobina normale ad alte concentrazioni di glucosio plasmatico.
Oltre il 90% dell’emoglobina presente nei globuli rossi è rappresentata dall’emoglobina A (HbA), che è formata da due catene di amminoacidi: alfa e beta.
Il glucosio presente nel sangue è in grado di legarsi in modo irreversibile a una parte della catena beta andando a formare l’emoglobina glicata o glicosilata (HbA1c),.
Nel normale arco di vita di 120 giorni dei globuli rossi, le molecole di glucosio attraverso un processo c.d. di glicosilazione,   reagiscono - ossia si legano - con l’emoglobina (L’emoglobina è una particolare proteina presente sulla superficie dei globuli rossi e determina la capacità di trasportare il sangue agli organi e ai tessuti) formando emoglobina glicosilata (una  nuova proteina, più ingombrante e meno agile, che non è in grado di trasportare l’ossigeno con la stessa efficacia dell’emoglobina. Ciò causa una minore ossigenazione dei vari organi e tessuti) in modo irreversibile a una parte della catena .

La peculiarità è che l’emoglobiba glicosilata,  poiché lo zucchero rimane ivi per l'intera durata della vita del globulo rosso, è una molecola che fornisce una valida indicazione della quantità di glucosio presente nel sangue negli ultimi mesi costituendo quindi un uno strumento ideale per monitorare il controllo glicemico del paziente affetto da diabete mellito e per conoscere la quantità di glucosio che è stata presente nel sangue nei due-tre mesi precedenti al test.
Il test prende appunto il nome di emoglobina glicolsilata o glicata A1c (anche HbA1c) ed è un esame di laboratorio che mostra la media dell'ammontare dello zucchero (chiamato anche glucosio)  nel sangue di una persona nell’arco degli ultimi tre mesi.
Maggiore è il livello di zucchero nel sangue, maggiore è la quantità che si lega ai globuli rossi.
L'esame dell'emoglobina A1c misura quindi l'ammontare di zucchero annesso all'emoglobina nei globuli rossi. I risultati vengono espressi in valore percentuale.
Dato che il legame tra glucosio e emoglobina A risulta irreversibile, l’emoglobina glicata (HbA1c) tende a rimanere in circolo per tutta la durata di vita del globulo rosso, pari a circa 90-120 giorni. Per questo motivo, attraverso il test di valutazione della quantità di emoglobina glicata sull’emoglobina totale è possibile valutare la quantità media di glucosio presente nel sangue nei 2-3 mesi precedenti, permettendo di valutare l’eventuale presenza o l’andamento medio della malattia diabetica, tuttavia senza alcuna possibilità di identificare i picchi di iperglicemia o ipoglicemia.

Utilità dell'Emoglobina glicosilata

 

 


Il diabete, è noto, è un fattore di rischio cardiovascolare. Tradotto in parole semplici questo significa che la persona con diabete rischia più degli altri di sviluppare ischemie, infarti e ictus. Le cose però non sono così semplici. Il rischio infatti non dipende dal fatto di avere il diabete o meno ma da quanto diabete si ha, cioè dalla qualità del compenso glicemico medio. I questionari affrettati (ad esempio usati da alcune compagnie di assicurazione) che calcolano il rischio cardiovascolare sulla base della presenza/assenza di diabete sono quindi poco indicativi. Al contrario, se si tiene in considerazione il livello di emoglobina glicata, si può notare una relazione forte fra la glicata e il rischio cardiovascolare prospettico, cioè negli anni seguenti. Il messaggio è rivolto non tanti ai diabetologi, che ben conoscono i termini del problema, ma a cardiologi e medici di Medicina generale che possono, utilizzando i dati dell'emoglobina glicata 'studiare' il rischio, cioè valutare la probabilità di eventi cardiovascolari e quindi concentrare cure e sforzi sui pazienti più scompensati (Archives of Internal Medicine 2011; doi:10.1001).

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Misurazione della Emoglobina Glicosilata
Dal 2008 esiste un solo metodo di misura, avendo  l'American Diabetes Association (ADA), la European Association for the Study of Diabetes (EASD) e l'International Diabetes Federation (IDF) stabilito che l'HbA1c dovrà essere refertata con le unità della IFCC (International Federation of Clinical Chemistry).
A partire dalla comparazione dei valori di emoglobina glicosilata con i valori medi di glucosio plasmatico nell'uomo, è stato possibile costruire la seguente tabella:

HbA1c (%)

Glicemia media (mmol/L)

Glicemia media (mg/dL)

5

4.5

80

6

6.7

120

7

8.3

150

8

10.0

180

9

11.6

210

10

13.3

240

11

15.0

270

12

16.7

300



Una riduzione dell'1% dei livelli di HbA1c riduce del 21% il rischio di complicanze complessive e del 21% la mortalità dovuta alle complicanze del diabete.

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L’autocontrollo: relazioni con la glicemia
La glicemia da la misura istantanea del glucosio nel sangue (cioè l'ammontare degli zuccheri al momento stesso in cui il test viene eseguito) e che viene normalmente misurata im mg/dl (milligrammi a decilitro).
L'autocontrolllo della glicemia aiuta le persone col diabete a capire come il cibo, l'attività fisica, e le medicine per il diabete influiscono sulla loro glicemia. Tali test possono aiutare a controllare meglio la malattia, giorno dopo giorno, spesso ora dopo ora. Possono anche dire quando la glicemia è troppo bassa o troppo alta, in modo da consentire durante il colloquio col proprio medico di rivedere il piano di trattamento in base a dati precisi.
L'auto-monitoraggio della glicemia fornisce una fotografia istantanea del controllo al momento dell'esame, che si riflette nell’Emoglobina A1c riepilogando il quadro generale degli ultimi tre mesi. Questi esami, incrociati, dicono al paziente e al suo medico curante se la sua glicemia è sufficientemente sotto controllo.
Le persone con un alto livello di zucchero nel sangue hanno normalmente anche una emoglobina glicosilata alta. Per mantenere l'HbA1c sotto il 7 per cento bisogna che, durante gli ultimi tre mesi, la glicemia preprandiale (prima dei pasti) superi raramente i 150 mg/dl. La glicemia non dovrebbe nemmeno scendere al di sotto di 60-70 mg/dl, per non incorrere in eventuali ipoglicemie.

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Il monitoraggio del'HbA1c
Il monitoraggio dell’HbA1c nei pazienti con diabete tipo 1 può migliorare il trattamento: in individui con scarso controllo del diabete, la quantità della emoglobina glicosilata che si forma è molto più elevata che nei soggetti sani o nei soggetti diabetici con un buon controllo glicemico ottenuto dalla terapia. Un aumento di emoglobina glicosilata all'interno dei globuli rossi, pertanto, riflette il livello medio di glucosio al quale l'emazia è stata esposta durante il suo ciclo vitale. Il dosaggio della emoglobina glicosilata fornisce valori indicativi dell'efficacia della terapia monitorando la regolazione a lungo termine del glucosio sierico. Il livello di HbA1c è proporzionale alla concentrazione media del glucosio durante le quattro settimane – tre mesi precedenti. Alcuni ricercatori affermano che la porzione più grande del suo valore sia da attribuire ad un periodo di tempo relativamente più corto, da due a quattro settimane.

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Interpretazione dei valori

In base ai nuovi standard, dosaggi di HbA1c ≥ 6,5% identificano una condizione di diabete, mentre valori di HbA1c compresi tra 5,4% e 6,5% determinano una situazione di “pre-diabete”.  Secondo uno studio apparso sull’American Journal of Preventive Medicine (Ackerman RT, et al "Identifying adults at high risk for diabetes and cardiovascular disease using hemoglobin A1c" American Journal of Preventive Medicine 2011; 40(1): 11-17) il test dell’emoglobina glicata (che può essere effettuato con un solo prelievo in ogni momento della giornata) è più accettato dal paziente e può essere ugualmente informativo: infatti livelli di emoglobina glicata compresi fra 5,5 e 6,5% correlano con le soglie glicemiche del prediabete. La rilevazione della HbA1c potrebbe essere inserita ‘opportunisticamente’ insieme ad altri esami diagnostici da effettuare sullo stesso campione di sangue.
Le persone affette da diabete devono tendere all'obiettivo di un valore di emoglobina A1c minore del 7%. Secondo quanto scoperto dallo studio DCCT le persone che mantengono i loro livelli di emoglobina entro il 7% hanno moltissime chance in più di ritardare o prevenire i problemi derivanti dal diabete rispetto alle persone con un livello pari o superiore all'8 per cento. Se si supera tale soglia, è necessario modificare il piano di trattamento del paziente. Di qualsiasi quantità si riesca a ridurre il livello di emoglobina A1c, si aumentano le probabibilità di rimanere in buona salute.
Mantenere un buon controllo del diabete per un periodo prolungato richiede di seguire una dieta attenta, fare attività fisica in base alle proprie possibilità, prendere i medicinali antidiabetici previsti (se previsti nel caso di diabete di tipo 2), controllare spesso la glicemia (se raccomandato), e consultare spesso il medico curante. Quando un paziente ha un'emoglobina A1c alta, il medico deve ricercare con lui le possibili cause, analizzando il diario delle glicemie compilato dal paziente. Normalmente le cause di alti livelli glicemici dipendono da almeno una di queste cause: pasti eccessivi e/o da cibi sbagliati, poca attività fisica, stress, la necessità di cambiare medicinale antidiabetico, infezioni o malattie. Individuata la possibile causa, il medico può decidere se e come modificare il programma di trattamento del paziente per riportare l'emoglobina al di sotto del 7%.
La conoscenza dei risultati dell'esame dell'Emoglobina Glicosilata assume  un ruolo attivo nella gestione del suo diabete: una Emoglobina A1c alta (pari o sopra l'8%) richiede l'intervento del medico curante per rivedere il piano di trattamento.
Se i risultati sono entro la norma (meno del 7%), probabilmente il piano concordato col medico lavora come auspicato e il livello di zucchero nel sangue è sotto controllo. Detti livelli si raggiungono in particolare con l’utilizzo del microinfusore.
Quando i valori sono sotto l’indice 6,5 bisogna fare attenzione perché questo valore potrebbe indicare un ottimo controllo della glicemia ma anche che il valore basso possa dipendere da una serie continue di ipoglicemie che abbasserebbero la media delle glicemia ma che in realtà sono sinonimo di un cattivo controllo glicemico, con tutte le conseguenze, poi, che queste possono arrecare al diabetico stesso che ai propri familiari.      
Infatti a valori bassi di Hba1 non sempre corrispondono medie glicemiche ottimali. Poichè questo valore non segnala i picchi di ipo e iper glicemie, un paziente che è soggetto a continue e rilevanti ipoglicemie (ad esempio per contrastare le frequenti iperglicemie o solo perchè a livello psicologico il paziente diabetico abbia paura di avere vlori superiori a 150 mg  intervenendo quindi con continui o sporporzionati dosaggi di insulina), ecco che di fatto potrà avere medie basse che in realtà possono non essere  indice di un buon controllo glicemico anzi il contrario ...    

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Effetti
Lo studio Diabetes Control and Complications Trial (DCCT) ha mostrato quanto sia importante questo esame, dimostrando che diminuire il valore dell'emoglobina A1c può ritardare o prevenire lo sviluppo di disturbi agli occhi, ai reni e ai nervi nelle persone affette da diabete mellito. Inoltre, lo studio ha dimostrato che la salute di una persona è inversamente proporzionale ai livelli dell'emoglobina glicosilata (cioè migliora col diminuire dei valori di HbA1c).

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Fonti
http://it.wikipedia.org/wiki/Emoglobina_glicata
http://www.diabetologia.it/news_19_02_06/glicosilata.htm
http://www.diabete.net/lemoglobina-glicata/per-il-medico/speciali/emoglobina-glicata/17964/
https://www.accu-chek.it/it/news/Non_tutti_i_diabeti_sono_uguali.html
https://www.accu-chek.it/it/news/Stanare_il_prediabete_con_l_emoglobina_glicata.html