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Controllo glicemico - Diabetescore
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Indice
Il controllo glicemico
Soggetti cui sia consigliabile il controllo
Modalità
Annotazione dei risultati
Interpretazione dei dati

Uno degli obiettivi principali nella gestione del diabete, è quello di mantenere la glicemia il più possibile all’interno dell’intervallo di normalità nell’arco dell’intera giornata.  Per raggiungere questo fondamentale obiettivo, è necessario eseguire controlli domiciliari dei livelli di glucosio nel sangue, attraverso una serie di operazioni quotidiane che vanno sotto il nome di autocontrollo.
L’autocontrollo della glicemia è una pratica che fornisce, tanto al paziente quanto alla sua famiglia, gli strumenti adatti per:

  • conseguire un adeguato compenso metabolico, consentendo interventi correttivi in caso di suoi rialzo e/o diminuzione della glicemia: come per le “ipo”, i valori alti di glicemia (“iper”) richiedono correzioni in tempo reale al fine di prevenire complicanze, potendosi agire nel secondo caso con boli aggiuntivi da cui il principio per il quale più il monitoraggio è continuo più si riesce a mantenere sotto controllo, quindi a gestire, il proprio  diabete.
  • prevenire o posticipare l’insorgenza delle complicanze acute (chetoacidosi e ipoglicemia)
  • favorire il controllo del peso corporeo;
  • ridurre la produzione endogena di colesterolo che rappresenta circa l'80% del colesterolo totale;
  • migliorare la capacità di attenzione e concentrazione;
  • prevenire la comparsa del diabete dio tipo II o posticipare l’insorgenza delle complicanze croniche (retinopatia, nefropatia, micro e macro-angiopatia).

Avere una migliore conoscenza della propria malattia, consente di mantenere un’elevata qualità di vita riducendo al contempo i costi che comporta la gestione del diabete.

Il diabete, è noto, è un fattore di rischio cardiovascolare. Tradotto in parole semplici questo significa che la persona con diabete rischia più degli altri di sviluppare ischemie, infarti e ictus. Le cose però non sono così semplici. Il rischio infatti non dipende dal fatto di avere il diabete o meno ma da 'quanto diabete' si ha, cioè dalla qualità del compenso glicemico medio. I questionari affrettati (ad esempio usati da alcune compagnie di assicurazione) che calcolano il rischio cardiovascolare sulla base della presenza/assenza di diabete sono quindi poco indicativi. Al contrario, se si tiene in considerazione il livello di emoglobina glicata, si può notare una relazione forte fra la glicata e il rischio cardiovascolare prospettico, cioè negli anni seguenti. Il messaggio è rivolto non tanti ai diabetologi, che ben conoscono i termini del problema, ma a cardiologi e medici di Medicina generale che possono, utilizzando i dati dell'emoglobina glicata 'studiare' il rischio, cioè valutare la probabilità di eventi cardiovascolari e quindi concentrare cure e sforzi sui pazienti più scompensat (Fonte: Archives of Internal Medicine 2011; doi:10.1001).

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Soggetti cui sia consigliabile il controllo
Anche se qualsiasi diabetico dovrebbe imparare a misurare la propria glicemia, l’autocontrollo glicemico è di fondamentale importanza per:

  • i diabetici insulino-dipendenti;
  • le donne con il diabete in stato di gravidanza o che prevedono di diventarlo;
  • le persone con problemi renali;
  • i soggetti con soglia renale per il glucosio anormale;
  • coloro che assumono farmaci potenzialmente iperglicemizzanti o che soffrono di malattie che comportano un rialzo della glicemia oltre i valori di normalità;
  • coloro che credono che un controllo rigoroso della glicemia contribuisca a monitorare in modo accurato il diabete, indipendentemente dal fatto di seguire una dieta e/o di assumere farmaci ipoglicemizzanti orali;
  • i soggetti che facilmente vanno incontro ad ipoglicemie

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Modalità
L’autocontrollo si effettua sul sangue venoso e la misurazione dei livelli di glucosio avviene con l’ausilio di piccoli apparecchi elettronici, i glucometri, che analizzano in breve tempo i valori glicemici su di un piccolo campione di sangue.
In pratica, si preleva una piccola goccia di sangue da un polpastrello effettuando una piccola puntura con apposite penne pungidito; dopodiché la goccia di sangue viene posta sulla striscia reattiva (o sul sensore) del glucometro che, in pochi secondi, riporterà il valore della glicemia sul monitor.
I glucometri attualmente presenti in commercio sono in grado di memorizzare i dati ed essere collegati al computer o al telefonino per elaborare statistiche sull’andamento dei valori di glucosio nel sangue nell’arco della giornata, analizzarne la variabilità nel tempo e permettere un miglior controllo della glicemia pre e post prandiale.
Gli innovativi glucometri di ultima generazione c.d. holter glicemici (per effetto della sonda installata in modo permanente sull’addome) inviano via wireless informazioni in tempo reale (5, 20 minuti) al microinfusore stesso o ad un apparecchio esterno, permettondo in tempo (quasi) reale un’analisi accurata del valore glicemico in base all’insulina eventualmente infusa.

Prima di misurare la glicemia sul polpastrello è consigliabile pulirsi le mani.
Qualcuno usa delle pezzuole intinte in disinfettanti a base di alcol ma è sufficiente lavarsi le mani con acqua e sapone. Lo afferma uno studio pubblicato sulla rivista Diabetes Care da Takahisa Hirose, un ricercatore dell'Università di Tokyo.
Gli esperimenti dicono che dopo aver sbucciato la frutta, per esempio, piccoli residui restano appiccicati ai polpastrelli, ingannando lo strumento portatile, e l'alcol non è il modo migliore per eliminarli. Invece di misurare lo zucchero del sangue, si finisce per misurare lo zucchero sulle dita, commentano i ricercatori.
Hirose e colleghi hanno condotto l'esperimento su alcuni volontari sani con valori della glicemia intorno ai 90 mg per decilitro: dopo aver sbucciato un arancia senza lavarsi le mani il misuratore segnava 170 mg, dopo un kiwi 180 mg, dopo un acino d'uva 360 mg. Se i volontari pulivano le mani con l'alcol i valori erano addirittura maggiori. Dopo aver lavato le mani con l'acqua invece i valori tornavano attendibili.

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Annotazione dei risultati
Altra operazione fondamentale è l’annotazione dei risultati e di altre informazioni inerenti la gestione della patologia è d’importanza fondamentale sia per il paziente che per il medico.
Solamente dall’attenta analisi e dalla discussione dei dati registrati ha, infatti, origine il “progetto terapeutico” più adatto.

Usare un diario giornaliero (cartaceo o su foglio elettronic) significa quindi annotare su un’agenda o sul proprio computer:

  • i valori della glicemia
  • i valori della glicosuria
  • i valori della chetonuria ( presenza di corpi chetonici nelle urine)
  • le dosi assunte di insulina (o di altri farmaci ipoglicemizzanti orali)
  • l’attività fisica svolta
  • la quantità di carboidrati ingerita (essenziale per la somministrazione di insulina)
  • tutti gli altri eventi occorsi durante la giornata che sono rilevanti ai fini del diabete.

Di solito si suggerisce di eseguire l’autocontrollo glicemico prima e dopo ogni pasto e prima di coricarsi la sera; in totale, quindi, si tratta di sette controlli quotidiani.
È molto importante, però, rispettare sempre gli stessi intervalli di tempo.
Non sempre è necessario controllare l’intero profilo glicemico, in particolare quando i valori glicemici sono equilibrati; lo si può fare con uno schema a “scacchiera”: ad esempio il primo giorno si calcolano i valori (prima e dopo) a colazione; il secondo giorno a pranzo e il  terzo a cena, oppure il primo giorno a colazione e pranzo e cena, il secondo a colazione e cena e il terzo a pranzo e cena.
Inoltre c’è da tener conto che influenza, raffreddore o altre indisposizioni, in aggiunta a stati di tensione emotiva, possono alterare profondamente il livello glicemico.
Quando si è ammalati, è bene determinare anche l’eventuale presenza di corpi chetonici nelle urine, onde evitare i possibili gravi rischi originati dalla presenza di tali sostanze circolanti nel nostro organismo (chetosi o cheto-acidosi diabetica).
Questo controllo assiduo può essere limitato a tre rilevazioni giornaliere o anche meno nei casi in cui i valori delle proprie glicemie siano sotto controllo: infatti un controllo continuo può comportare stress da annotazione dei dati finendo quindi dopo molto tempo di "scocciarsi" di annotarli; diversamente nei casi in cui il diabete non sia controllato perchè anzi in questi il monitoraggio e le annotazioni diventano la base  per analizzare le cause dei vari andamenti giornalieri delle glicemie.

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Interpretazione dei dati
Il monitoraggio fornisce attraverso numeri dati che devono essere interpretati dal paziente diabetico nel senso  che sono utili per capire come intervenire, potendo giustificare un ulteriore bolo, oppure anche una riduzione di insulina ad esempio nei casi in cui si preveda di mangiare un limitato numero di carboidrati o al contrario aumentarne il dosaggio ad esempio quando si prevede di uscire la sera con amici a mangiare una pizza, o partecipare ad una festa.
In altre parole il diabetico deve fare mentalmente lo stesso processo logico che il cervello automaticamente effettua ogni qualvolta si ingeriscono carboidrati; questo processo mentale indotto sostituisce il processo automatico del pancreas danneggiato che non risponde alle richeiste din maggiore insulina. Inb aoltre parole il processo mentale che atraverso il ragionamento porta a decidere quanta insulina somministrare,  sostituisce il meccanismo automatico del cervello-pancreas.  E' come un aereo in cui si rompe ilm pilota auomatico: in questi casi il pilota comanda manualmente l'aereo per condurlo  a destinazione.
Con il tempo il diabetico acquista una certa sensibilità alle ipo e/o iper glicemia. Tuttavia  il monitoraggio rimane essenziale in  quanto detta sensibilità potrebbe non percepire il reale stato glicemico, considerato che sia in alcuni casi i sintomi delle ipo e delle iper possono essere gli stessi e comunque potendo sempre risultare la glicemia condizionata o viziata da altri fattori fuorvianti: ad esempio bevande alcoliche possono benissimo far ritenere di trovarsi in una situazione di ipo; la stanchezza per aver fatto dello sport non sempre cela una ipoglicemia anzi può accadere il contrario, ossia che chi ha iniziato a fare sport in iper (senza aver fatto una dose aggiuntiva di insulina) è possibile che si trovi una glicemia ancor più alta alla fine  dell’attività.
A  livello psicologico può accadere che dopo molti anni il diabetico possa patire negativamente  il fatto di pungersi il polpastrello, cosa che si esteriorizza con una diminuzione di prelievi. Potrebbero diventare essenziali in questi casi i detti holter glicemici in quanto questi strumenti riferiscono la glicemia ad intervalli di 5 minuti senza  costringere a fare continui.

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Per vuoi saperne di più:
http://www.diabete.net/vivere-con-il-diabete/l-autocontrollo-del-diabete/
http://www.saninforma.it/Sezione.jsp?idSezione=5127&sez=info&cat=biblioteca-della-salute&titolo=controllo-domiciliare-della-glicemia
https://www.accu-chek.it/it/news/20110515_Mani_pulite_prima_di_controllare_della_glicemia.html
https://www.accu-chek.it/it/news/Non_tutti_i_diabeti_sono_uguali.html