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Trapianto di cellule endocrine nel midollo osseo - Diabetescore
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  27.07.2024 Ferienhaus Ostsee
   

.Gli studiosi del Diabetes Research Institute (Dri) del San Raffaele sono riusciti a 'riattivare' parte delle funzioni pancreatiche all'interno del midollo  di persone affette da diabete di tipo 3c,  prelevando le cellule endorcrine produttrici di insulina (isole di langherans) dal loro pancreas rimosso chirurgicamente ed impiantandole nel midollo osseo.
Le nuove cellule sono state innestate a livello del bacino, nella cresta iliaca perché insieme allo sterno in questo ambiente vi è un midollo ricco di staminali  anche in età adulta.
La nuova tecnica è stata pubblicata sulla rivista scientifica Diabetes.

Inoltre questa tecnica è poco invadente in quanto la cresta iliaca può essere raggiunta con un piccolo ago in anestesia locale e con una infusione che dura un quarto d’ora (più complesso l’isolamento e la purificazione delle isole di langerhans adorate chirurgicamente).
Il tessuto endocrino impiantato nel midollo di quattro pazienti ha attecchito ed ha funzionato, dopo un periodo di osservazione di quasi tre anni: in pratica il midollo svolge un doppio lavoro  producendo altresì insulina secondo il fabbisogno richiesto dall’organismo: in pratica dal midollo l’insulina passa direttamente nel sangue svolgendo il suo lavoro (controlla lo zucchero nel sangue).  
La sperimentazione è stata eseguita su quattro pazienti affetti da diabete di tipo 3c ovvero persone che sviluppano la malattia in seguito ad asportazione chirurgica del pancreas per perdita di funzione. Questi pazienti sono piuttosto difficili da tenere sotto controllo con la sola terapia insulinica, perché la perdita di funzione riguarda non solo le cellule beta ma anche altre cellule endocrine che producono ormoni importanti per la regolazione del metabolismo degli zuccheri, con tutte le conseguenti problematiche connesse alla patologia del diabete.
Dei quattro pazienti uno solo è deceduto ma per la malattia che lo aveva portato all’asportazione del pancreas mentre il midollo continua a funzionare negli altri tre pazienti.
La scoperta è importante: i primi tentativi di riutilizzare le cellule del pancreas asportato in altri ambienti, risale agli anni settanta; negli animali sono state coinvolte altre sedi (muscoli, testicoli, occhio,polso). Attualmente, ma senza grandi effetti, si cerca di impiantarle nel fegato anche se dopo un certo tempo dette cellule vengono distrutte.
Prima d’ora il midollo osseo veniva unicamente utilizzato per accogliere trapianti di cellule staminali ematopoietiche in pazienti con malattie come la leucemia; dopo i test positivi sui topi nel 2009 si partiti con la sperimentazione sull’uomo.
La cosa rilevante di questa scoperta è che si è capito come anche un tessuto non ematopoietico (nella fattispecie endocrino) possa sopravvivere e funzionare in un ambiente molto particolare come quello del midollo osseo, dove normalmente vivono le cellule staminali dedicate principalmente alla creazione del sangue (secondo il dr. Lorenzo Piemonti, responsabile del programma di trapianto di isole e dell'Unità della biologia delle beta cellule al Dri dell'Irccs San Raffaele).
È un risultato straordinario che potrebbe aprire in generale scenari inaspettati nel campo della medicina rigenerativa  per la propensione di questo ambiente ad  accogliere anche altri tipi di tessuti.
Ed infatti è iniziato uno studio clinico anche in questi pazienti con presumibili risultati  a partire dal prossimo anno. In questo caso la situazione è più complessa poiché si deve tenere conto della reazione del sistema immunitario, ed, in particolare del problema del rigetto considerato che in questo tipo di pazienti si dovranno  innestare isole di langerhans di altre persone: per cui al  momento con questa terapia si potrebbe intervenire solo in quei casi in cui la terapia antirigetto costituisce il male minore rispetto alle complicanze della patologia del diabete.
Tuttavia si potrebbero aprire scenari di recupero di diabetici in luna di miele che quindi hanno ancora isole di langherans, comportando una assunzione limitata di insulina e con conseguente maggior controllo delle glicemie e riduzione delle complicanze; nulla esclude che l’organismo, quale forma di autodifesa,  possa rigenerare le cellule in base al fabbisogno quotidiano.
Inoltre nei soggetti ad alto rischio  questa soluzione potrebbe rappresentare la salvezza.

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Fonti
http://www.repubblica.it/salute/2013/06/05/news/salute_ricostruito_il_primo_pancreas-60426620/
Repubblica del 6 giugno 2013 pg. 20 (newspaper)
http://www.galileonet.it/blog_posts/51b07e67a5717a535300001a
corriere della sehttp://www.corriere.it/salute/13_giugno_05/pancreas-midollo-osseo_cd1f5444-cdcd-11e2-b79c-27069f42756a.shtml
Autologous Pancreatic Islet Transplantation in Human Bone Marrow di  Paola Maffi, Gianpaolo Balzano, Maurilio Ponzoni, Rita Nano, Valeria Sordi, Raffaella Melzi, Alessia Mercalli, Marina Scavini, Antonio Esposito, Jacopo Peccatori, Elisa Cantarelli, Carlo Messina, Massimo Bernardi, Alessandro Del Maschio, Carlo Staudacher, Claudio Doglioni, Fabio Ciceri, Antonio Secchi and Lorenzo Piemonti; Diabetes doi: 10.2337/db13-0465
http://www.meteoweb.eu/2013/06/medicina-ricostruito-pancreas-nel-midollo-osseo-di-4-pazienti-prima-volta-nel-mondo-al-san-raffaele-di-milano/207916/
http://diabetes.diabetesjournals.org/content/early/2013/05/14/db13-0465.short