Warning: A non-numeric value encountered in /web/htdocs/www.diabetescore.it/home/libraries/src/Helper/ModuleHelper.php on line 555
La marijuana: prospettive per la prevenzione del diabete - Diabetescore
Roma 15 °C
  27.07.2024 Ferienhaus Ostsee
   

Indice

Diffusione della marijuana in USA
Metodo
Risultati
Conclusioni

Diffusione della marijuana in USA
I ricercatori dell'University of Nebraska, l'Harvard School of Public Health e il Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston, sostengono che fumare abitualmente marijuana,  eviterebbe il sovrappeso e preverrebbe il diabete: pur ingerendo in media 600 calorie al giorno in più rispetto alla media (considerato che il fumo fa aumentare l’appetito c.d. “fame chimica”),   per qualche motivo ancora da scoprisi la marijuana non conduce all’obesità:  su 4657 individui sani, dei quali il 12% erano fumatori abituali di marijuana, mentre un altro 42% aveva dichiarato di aver fumato spinelli in passato, dal monitoraggio del loro stato di salute, della circonferenza vita, dei livelli ematici di colesterolo e di zucchero, nonché dell'insulina a digiuno, è emerso che i fumatori abituali di cannabis sono sempre più magri dei non fumatori e hanno un girovita più piccolo e ciò a parità di tutti gli altri fattori, dall'età all'attività sportiva. Inoltre, presentano livelli maggiori di ccolesterolo buono ed un miglior controllo dello zucchero nel sangue, da cui la presunzione – perché ancora si ignorano le cause - che la marijuana migliora la funzione insulinica.

Infatti è stato riscontrato che gli effetti benevoli della marijuana erano più forti in quei soggetti che dichiaravano di aver fumato marijuana recentemente, mentre era più debole in quelli che dichiaravano di aver fumato l’ultima volta da più di trenta giorni; in altre parole  secondo i ricercatori, l'impatto di questa sostanza sull'insulina sussiste nel periodo di uso recente.
La marijuana è la droga illecita più comunemente usata negli Stati Uniti, e l'utilizzo è in aumento. L'indagine nazionale 2010 sul consumo di droga e la salute ha riferito che tra il 2007 e il 2010, la prevalenza del consumo di marijuana tra le persone di età oltre i 12 anni è aumentata dal 5,8% al 6,9% (questo significa che ci sono circa 17,4 milioni di utenti attuali di marijuana e circa 4,6 milioni di questi utenti hanno fumato marijuana quotidianamente o quasi).
Con la recente legalizzazione della marijuana ricreativa in due Stati e la legalizzazione della marijuana medica in diciannove stati e nel Distretto di Columbia, i medici hanno avuto la possibilità di esaminare pazienti che facessero uso di questa sostanza, emergendo come la marijuana migliorasse la funzione insulinica, e conseguentemente quale fattore per la prevenzione del diabete: studi epidemiologici hanno riscontrato tassi di prevalenza più bassi di obesità e di diabete mellito nei consumatori di marijuana rispetto alle persone che non hanno mai usato marijuana, suggerendo una relazione tra cannabinoidi e i processi metabolici periferici.
Lo studio condotto al National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES), dal 2005 al 2010 e pubblicato sulla rivista scientifica statunitense The American Journal of Medicine su 4657 soggetti uomini adulti e donne, ha analizzato le associazioni correnti tra l'uso di marijuana abituale e le  misure di glucosio a digiuno (dopo 9 ore)  e dei livelli di insulina, della resistenza all'insulina (HOMO-IR)  e dei componenti della sindrome metabolica.

 

indice

Metodo
L'indagine ha utilizzato un campione nazionale rappresentativo di individui nella popolazione degli Stati Uniti, impiegando l’intervista, l’esame fisico e i componenti di laboratorio per valutare la salute e lo stato nutrizionale dei soggetti esaminati. Dal 2005 al 2010, 11.335 persone tra i 20 ei 59 anni hanno completato il questionario sul consumo di droghe illecite.
I partecipanti hanno compilato il questionario  il quale chiedeva:
- se avessero fumato, almeno una volta;
- quanto tempo fosse trascorso dall'ultima volta;   
- la frequenza nel corso degli ultimi 30 giorni.

Le risposte a queste domande sono stati usate  per classificare i partecipanti come:
- non utenti (ossia coloro che non avevano mai fumato marijuana = tot. 2013;
- utenti passati (marijuana fumato almeno una volta, ma non negli ultimi 30 giorni = tot. 579;
- utenti attuali (fumato marijuana almeno una volta nei 30 giorni precedenti = tot. 1975.

indice

Risultati
L'uso di marijuana è stato associato ad inferiori livelli di insulina a digiuno (del 16% - intervallo di confidenza del 95% [CI], -26, -6)  e HOMA-IR (del 17% intervallo di confidenza del 95% CI, -27, -6), e ad una più piccola circonferenza di vita mentre tra gli utenti attuali, non è stata trovata alcuna significativa dose-risposta.
Particolare attenzione è stata data al cannabinoide pianta (-)-trans-Δ9-tetraidrocannabinolo, che agisce come un agonista parziale del tipo cannabinoide 1 e 2 recettori, e del cannabidiolo, che pur avendo bassa affinità per i recettori cannabinoidi, tuttavia sembra antagonizzare sia di tipo cannabinoide 1 e 2.
Inoltre, si è scoperto che la somministrazione ripetuta di cannabinoidi riduce cannabinoidi di tipo 1 densità recettoriale, producendo una tolleranza ai suoi effetti fisiologici.
Perciò una relazione dose-risposta può essere prevista, anche se non è stata trovata alcuna prova di ciò nel presente studio.
Anche se non del tutto chiaro, i meccanismi con cui i cannabinoidi influenzano il metabolismo periferico attraverso questi recettori, ci si è soffermati particolarmente sul rimonabant (o SR141716 un antagonista del recettore dei cannabinoidi il cui effetto principale è la riduzione dell'appetito tant’è che veniva utilizzato come  farmaco antiobesità anoressizzante), che nei topi wild-type (i topi selvatici) ma non nei topi knockout (topi transgenici), migliora la sensibilità all'insulina producendo l’adiponectina, ossia un ormone proteico che modula alcuni processi metabolici, inclusa la regolazione del glucosio e il catabolismo degli acidi grassi, secreto unicamente dal tessuto adiposo nel flusso sanguigno ed è molto abbondante nel plasma sanguigno in funzione di altri ormoni.
I livelli di presenza dell'ormone sono inversamente collegati con la percentuale di grasso nel corpo degli adulti. Gli obesi, infatti, producono livelli più bassi di questo ormone rispetto a individui normopeso mentre non è ancora stata chiarita un'analoga associazione nei bambini. L'adiponectina promuove l'ossidazione degli acidi grassi nei muscoli, ne riduce l'apporto al fegato e il contenuto di trigliceridi e diminuisce la produzione di glucosio a livello epatico), suggerendo che adiponectina almeno parzialmente media l'aumento nella sensibilità all'insulina, sono state evidenziate adiponectina per migliorare la sensibilità all’insulina.
Inoltre, in uno studio clinico randomizzato, il rimonabant è stato significativamente associato a un aumento dei livelli plasmatici di adiponectina, così come la perdita di peso e una riduzione della circonferenza della vita. La stessa cannabis, quando somministrata in ratti obesi ha comportato una riduzione del peso della persona ed un aumento del peso del pancreas, implicando la protezione delle cellule beta.
Inoltre  i knockout topi sottoposti a cannabinoidi di tipo 1, sono resistenti all’obesità indotta dalla dieta, suggerendo che il ruolo di questo recettore possa ricoprire un ruolo  centrale nei processi metabolici che portano all’obesità. Dato che due dei principali fitocannabinoidi attivo della marijuana, (-) -trans-Δ9-tetraidrocannabinolo e cannabidiolo, sono classificati come agonisti ed antagonisti parziali, rispettivamente, e sono quindi in grado di produrre effetti antagonistici ai recettori cannabinoidi, è possibile che le associazioni osservate negli studi sopra menzionati, così come nella presente studio, sono dovute almeno in parte a questo meccanismo adiponectina-mediata.

indice

Conclusioni
E' presto, precisano gli studiosi, per sostenere che la marijuana possa essere usata come rimedio contro obesità e diabete, ma sicuramente capire i meccanismi di base può suggerire nuove vie terapeutiche per questi problemi. L'uso terapeutico della cannabis, del resto, è da anni riconosciuto dalla comunità scientifica per alleviare i sintomi di malattie come il cancro, il morbo di Parkinson, la sclerosi multipla, la psoriasi e l'eczema atopico.

Fonti
http://download.journals.elsevierhealth.com/pdfs/journals/0002-9343/PIIS0002934313002003.pdf
http://www.amjmed.com/article/S0002-9343%2813%2900200-3/fulltext#tbl3
http://www.amjmed.com/article/S0002-9343%2813%2900200-3/fulltext#tbl3
http://www.repubblica.it/salute/ricerca/2013/05/19/news/la_marijuana_fa_dimagrire_e_riduce_rischio_diabete_ansa_-_roma_16_mag_-_fumare_marijuana_fa_dimagrire_e_pu_ridurre_il_-58962557/?ref=HREC2-12

indice