Warning: A non-numeric value encountered in /web/htdocs/www.diabetescore.it/home/libraries/src/Helper/ModuleHelper.php on line 555
Abatacept, effetti solo iniziali positivi sulla funzione beta cellulare - Diabetescore
Roma 15 °C
  25.04.2024 Ferienhaus Ostsee
   

Un trattamento immunomodulante con abatacept ha contribuito a rallentare il declino della funzionalità delle cellule beta pancreatiche in pazienti con diabete di tipo 1 di recente insorgenza, anche dopo la sospensione della terapia in uno studio controllato su 112 pazienti pubblicato su Diabetes Care.

 

Il problema è che gli effetti si fermano alla sola fase iniziale per poi scomparire del tutto.

 La funzionalità delle cellule beta dopo 3 anni, misurata in base all’AUC a 2 ore del peptide C, è risultata pari a 0,217 nmol/l (IC al 95% 0,168-0,268 ) nei pazienti che erano stati trattati per 2 anni con abatacept contro 0,141 nmol/l (IC al 95% 0,071-0,215; P = 0,046) in quelli trattati per lo stesso tempo con un placebo.

Inoltre, dopo 3 anni l'emoglobina glicata media (HbA1c) è risultata ancora più bassa nel gruppo abatacept (7,64%; IC al 95 % 7,28-7,99) rispetto al gruppo placebo (8,55%; IC al 95% 8-9,11).

Diversi gruppi di ricercatori hanno testato vari tipi di immunoterapie volte a bloccare la distruzione autoimmune delle cellule beta caratteristica del diabete di tipo 1. Gli autori dello studio appena uscito, coordinati da Jay S. Skyler, dell’Università di Miami, in precedenza hanno già dimostrato che un trattamento per 2 anni con abatacept, un modulatore selettivo della co-stimolazione dei linfociti T, attualmente indicato per il trattamento dell’artrite reumatoide, può essere di beneficio su questo fronte.

Skyler e il suo gruppo hanno poi continuato a seguire la loro coorte di pazientie  l'analisi pubblicata ora su Diabetes Care si riferisce, appunto, ai risultati misurati a un anno dalla sospensione del farmaco.

Dei 112 pazienti studiati, 77 erano stati trattati con abatacept e 35 con il placebo. L'età media all’inizio dello studio era di 14 anni, più della metà dei partecipanti era di sesso maschile e la maggior parte era di razza bianca

Abatacept è stato somministrato per via infusionale alla dose di 10 mg/kg nei giorni 1, 14 e 28 per il primo mese poi una volta al mese per un totale di 27 somministrazioni.

Dopo 2 anni, l’AUC media del peptide C è risultata di 0,378 nmol/l (IC al 95% 0,328-0,431) nel gruppo abatacept e 0,238 (IC al 95% 0,167-0,312, P = 0,0014) nel gruppo placebo.

Inoltre, dopo 2 anni gli autori hanno trovato una differenza del 13% tra gruppo abatacept e gruppo placebo nella percentuale di pazienti in cui livelli di peptide C erano rimasti al di sopra di 0,2 nmol/l, ma questa è differenza si è ridotta dopo 3 anni, scendendo al 5%.

Ciononostante, dopo aver aggiustato i dati in base ad età, sesso e livelli basali di peptide C, nel gruppo abatacept i ricercatori hanno calcolato una riduzione del rischio di scendere al di sotto di quella soglia del 40% rispetto al gruppo placebo (IC al 95% 0,34-1,1; P = 0,043).

 

I risultati di questa analisi suggeriscono che il blocco della co-stimolazione delle cellule T con abatacept altera in modo transitorio la storia naturale della malattia scrivono Skyler e i suoi colleghi. Gli effetti di questo blocco della co-stimolazione possono essere legati a un’interferenza tra le cellule T autoreattive e la funzione delle cellule beta durante il processo sovraregolazione autoimmunitaria che ha luogo nella fase di esordio della malattia.

Come sopra anticipato, dopo la risposta iniziale ad abatacept, gli effetti del trattamento scompaiono. "Questo potrebbe voler dire che la componente successiva del processo di autoimmunità è indipendente dalla co-stimolazione dei linfociti T" suggeriscono i ricercatori.

Nella discussione, Skyler e i colleghi riconoscono anche che lo studio non risponde alla domanda se un trattamento più breve possa essere sufficiente.

Si sta prendendo in considerazione abatacept per uno studio di prevenzione del diabete di tipo 1 in soggetti a rischio e il farmaco potrebbe essere un componente di una terapia combinata in uno studio su pazienti con diabete di nuova diagnosi.

 

Fonti:

http://www.pharmastar.it/?cat=5&id=13188