Stampa
Categoria: Terapia
Visite: 5443

       L'unico trattamento per la cura del diabete tipo I è quello di tipo farmacologico attraverso un protocollo di terapia insulinica.

Anticamente, prima della scoperta dell'insulina, si ricorreva a trattamenti basati sul movimento e sulla dieta, i quali però non erano sufficienti a tenere bassi i livelli glicemici. Inoltre una dieta priva di carboidrati durante la fase pediatrica, non permetterebbe la crescita dei pazienti che si trovano in questa fase  

Oggi si usano insuline umane ricavate per sostituzione aminoacidica dell'insulina suina o prodotte da ceppi di Escherichia coli con opportuni inserimenti genetici.  Esistono diversi tipi di preparazioni insuliniche (insulina umana ed analoghi) classificate solitamente in base alla loro durata d'azione (amplius insulina).


La somministrazione di insulina avviene mediante iniezione nel tessuto sottocutaneo  (preferibilmente dell'addome).

Originariamente con l’insulina animale il protocollo terapeutico prevedeva una sola iniezione di insulina rapida (actrapid) ed una di insulina lenta (monotard); successivamente dalla combinazione delle due insuline nacquero le insuline miscelate in diversi dosaggi (20/80 – 30/70 - 50/50).

Con la ricerca e l’avvento dell’insulina umana ed i suoi analoghi, sono stati elaborati diversi schemi terapeutici ma il più vantaggioso – in quanto consente di gestire le glicemie a breve termine - prevede una iniezione di insulina (rapida od ultrarapida) prima o dopo ogni pasto (quindi per complessivamente tre iniezioni quotidiane) a cui deve aggiungersi un’altra sola iniezione di un analogo lento sempre di insulina, che copre il fabbisogno basale.  Qualora si utilizzi insulina ultrarapida, proprio in considerazione della sua efficacia limitata (due ore circa), non è esclusa la possibilità di ulteriori somministrazioni (sempre di insulina ultrarapida) onde risolvere eventuali iperglicemie lontane dai pasti o non sapute gestire in conseguenza di una maggiore assunzione di carboidrati.
L’insuline ad azione rapida permettono un più efficace controllo della glicemia postprandiale ma risultano meno efficaci nel mantenimento della glicemia nel corso dell'intera giornata; le insuline ad azione intermedia non sono risultate soddisfacenti per via del rischio concreto di ipoglicemie durante le prime ore della notte e di iperglicemia al risveglio.

La somministrazione può avvenire mediante l'uso di


Poco tempo fa la FDA ha approvato la commercializzazione negli Stati Uniti di una forma di insulina da assumere per via respiratoria, ma ancora si stanno studiando gli effetti (c.d. ipoglicemizzanti orali:

  1. Insulino-stimolanti  (sulfaniluree - composti non-sulfanilureici: repaglinide, nateglinide
  2. Insulino-sensibilizzanti (biguanidi: metformina; tiazolidindioni: rosiglitazone, pioglitazone
  3. Inibitori delle a-glicosidasi intestinali (acarbosio, miglitolo)
  4. Farmaci agenti sull'asse delle incretine [incretino-mimetici (exenatide); inibitori della dipeptidil-peptidasi IV (sitagliptin, vildagliptin)]


Follow up
Il controllo continuo della terapia è obbligatorio nel diabete mellito in quanto il paziente rischia di non rendersi conto dell'eventuale inadeguatezza della terapia o della dieta, (ipoglicemia asintomatica) dopo molto tempo. Classicamente il follow-up lo esegue il paziente stesso attraverso il glucometro effettuando una serie di dosaggi del proprio livello glicemico durante tutta la giornata (eventualmente anche durante la notte), verificando, quindi, che i valori siano correttamente mantenuti dalla terapia in atto. A queste si può associare (soprattutto al risveglio mattutino, ma anche nel corso di tutta la giornata) il dosaggio, mediante stick reattivi, di glucosio e corpi chetonici eventualmente contenuti nelle urine.
Il paziente deve verificare la correttezza del regime terapeutico adottato e del proprio stile di vita ed il medico ha l'obbligo e il diritto di verificare l'efficacia dei presidi messi in atto; proprio per questo ai controlli quotidiani si associa un controllo periodico di tipo ambulatoristico-strumentale della emoglobina glicata e delle proteine plasmatiche glicate (riunite sotto il termine "fruttosamina"). Questi dosaggi si basano sul legame irreversibile e non enzimatico (glicazione) glucosio-emoglobina e glucosio-proteine plasmatiche che avviene proporzionalmente al livello glicemico. L'emoglobina ha una lunga emivita (circa 120 giorni) e si è visto che la sua glicazione rispecchia l'andamento glicemico delle ultime 6-8 settimane. Per quanto riguarda la fruttosamina, essa riflette l'andamento metabolico degli ultimi 10-15 giorni.


Fonti:
http://it.wikipedia.org/wiki/Diabete_mellito